Il basket costituisce uno dei tre “prodotti”, gli altri due sono il mobile e il merletto (vedi economia), per i quali Cantù è conosciuta nel mondo. Gli anni d’oro del basket canturino vanno dal 1970 al 1980. In questo periodo la squadra di massima divisione (A1) ha conquistato una decina di primati in campo nazionale ed internazionale. Il bilancio delle affermazioni in campo cestistico pone Cantù al terzo posto tra le città italiane: dopo Milano e Varese. Un’affermazione più che lusinghiera per una cittadina di provincia e che fa onore all’impegno di tanti atleti, allenatori, tecnici, sponsor e alla passione dei numerosissimi tifosi che da 62 anni credono nel basket canturino.

Bisogna, infatti, risalire al 1936 per incontrare i primi avventurosi della “palla al cesto” (nomi come: Tanzi, Pozzi, Sgariboldi, Tartaglino, Molteni e Polli). Allora si giocava con la “pallonessa” (un pallone di cuoio) ed i “campi” erano all’aperto con tanto di manto erboso. Non deve stupire, pertanto, se i primi cestisti erano calciatori della “Stueta” che, nel campo sportivo comunale di via Milano, tentavano di infilare la pallonessa nel cerchio del canestro con grande dispendio di energie e scarsi risultati: in quegli anni erano pochissime le partite che finivano con punteggi superiore al dieci, sommando i canestri di entrambe le squadre.

Il primo campo coperto viene realizzato qualche anno dopo nel cortile dell’attuale collegio femminile “Cardinal Ferrari”, in piazza Boldorini.

Nel 1940 nasce la prima squadra ufficiale come formazione dell’Opera Nazionale Dopolavoro.

Gli anni successivi portano ulteriori adepti e cambiamenti tecnici, la pallonessa viene sostituita con un pallone in cuoio americano, e tattici che favoriscono punteggi più alti e un gioco più dinamico. E’ il 1955 quando Lino Cappelletti segna 45 punti contro la Svezia; un record superato nel 1987 da Antonello Riva, un altro canturino, con 46 canestri inflitti alla Svizzera. Ma l’elenco degli atleti che hanno ben figurato negli anni nella rappresentativa canturina potrebbe essere lunghissimo. Per tutti va ricordato Pierluigi Marzorati, genero di Aldo Allievi (per molti anni Presidente della squadra), che è stato la gloria del basket cittadino.

Una squadra di massima divisione non può essere fatta solo da atleti, una macchina del genere per funzionare ha bisogno di finanziamenti, sponsor, e di tecnici ed amministratori di prim’ordine. Cantù li ha avuti ed è per questo che ancora spera nel proprio futuro cestistico e nella capacità di regalare agli sportivi le tante emozioni che hanno vissuto nel palazzetto di piazza Parini e nel mitico “Pianella”.

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